Il mio teorema preferito
Studiando matematica mi è capitato molto spesso di essere colpito da alcune particolari idee che destano una meraviglia inattesa, uno stupore denso di ammirazione, un’epifania divina che ti rapisce. Per chi non ha questa passione credo che queste parole suonino un po’ aliene specie fra chi ha una visione della matematica come una disciplina fredda e meccanica. Tuttavia sono convinto che molte persone possano capire quello di cui sto parlando senza per forza immaginare un disadattato avulso dal mondo che lo circonda intento a vaneggiare mentre scrive simboli incomprensibili su una lavagna.
Dunque: ho un mio teorema preferito. E non sono il solo ad averne uno.
Fra i risultati cito il metodo diagonale di Cantor, il teorema di Seifert–van Kampen, il teorema di esistenza e unicità per un problema di Cauchy, il principio del massimo (o del minimo) di Pontryagin e potrei continuare oltre. Tuttavia il mio teorema preferito non è un risultato così avanzato, infatti si trova anche nei testi delle scuole medie superiori.
Il mio teorema preferito è il teorema di Weierstrass (o Weierstraß se uno vuol far vedere di esser colto).
Mi piace perché è utile:
Mi piace perché le idee che contiene si possono espandere pe
Mi piace perché… perché è bello.
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